Le istantanee conservano molto di più che la semplice memoria. Le fotografie di feste, vacanze, riunioni di famiglia o incontri tra amici vengono scattate e conservate con lo scopo di costruire e preservare una sorta di identità personale per le generazioni future. Ma cosa succede quando questi scatti vengono abbandonati, diventando così pure immagini anonime? Questa è solo una delle tante domande che sorgono di fronte al fascino delle fotografie-ritrovate, quasi sempre scattate da fotografi non professionisti.
In “The Three Graces” troviamo riuniti circa 150 scatti familiari, a ripercorrere l’iconica figura greco-romana, personificazione di bellezza, eleganza e grazia, sia in natura che a livello umano. Tre donne in pose varie, in nazioni diverse, vestite o svestite, coprendo un periodo temporale di oltre 50 anni, mostrano come le convenzioni formali e comportamentali della società si siano evolute e come la popolarità del mezzo fotografico sia passata dall’essere una pratica solo professionale alla possibilità di essere utilizzata da tutti. “Le Tre Grazie” sono anche qui un “quadro”, ma di puro riferimento per la comprensione delle differenze generazionali e delle influenze culturali che hanno plasmato il modo di presentarsi della donna di fronte alla fotocamera, nella prima metà del XX secolo.