Il lavoro di Goiris è catalizzatore di molteplici esperienze percettive, che richiamano le sensazioni che egli stesso vive nei luoghi dove scatta le sue fotografie. Ogni immagine risulta assemblata autonomamente, basata su suggestioni apparentemente casuali che propongono una realtà allo stesso tempo tangibile e onirica, che ci destabilizza. Lo scorrere delle pagine evoca un trauma imminente o appena accaduto, uno stato di mancata quiete in cui anche gli oggetti più familiari, decontestualizzati, assumono un’aria inquietante ed estranea.
La fine del mondo è probabilmente una delle più ancestrali concezioni umane. E’ una visione che gli abitanti della Terra hanno da secoli e che da secoli cercano di spiegare con formule religiose o scientifiche. Goiris, con il suo libro, ci regala un contrappunto a quest’ansia, grazie al quale possiamo vagare in un’allucinazione fantastica, in uno stato di incoscienza che ci mostra flora e fauna, architetture ed esseri umani sotto una luce diversa.