Quando il curatore John Szarkowski presentò per la prima volta i nudi di Friedlander in una mostra monografica al Museum of Modern Art (MoMA) nel 1991, scrisse che “le qualità di generosità e apertura e l’abitudine all’esplorazione continua – all’improvvisazione logica ravvivata da un’audacia senza pretese” rendono i nudi di Friedlander così “riccamente e appagantemente complessi”.
Maida, visualizzando le caratteristiche di apertura, esplorazione, improvvisazione e audacia come proprie dell’identità queer, ha reimmaginato i nudi di Friedlander, raffigurando nel suo A Third Look corpi diversi, allo scopo di instaurare un dialogo con quelli di Friedlander. Maida chiama la sua rivendicazione femminista della storia “una visione queer della fotografia modernista, che fornisce una riconciliazione visibile fra il punto di vista storicamente autorizzato all’osservazione, secondo il canone della fotografia d’arte” e la gamma, più ampia, del nudo umano.