L’avvento della fotografia segna una svolta nel mondo di lavorare dell’artista, da Delacroix agli impressionisti, da Picasso a Max Ernst.
“Il libro di Aaron Scharf è un resoconto originale dei rapporti intercorsi tra arte e fotografia in Inghilterra e in Francia, innanzitutto, ma anche in Italia, Germania, Russia e America. Esiste una nutrita tradizione di studi su questo argomento, a partire dalla fine del secolo scorso; ma si è trattato, da principio e per lungo tempo, di accenni per lo più indiretti al problema dell’influenza della fotografia sull’arte. Solo negli anni Trenta sono cominciati ad affiorare gli aspetti veramente salienti del rapporto tra questi due mezzi espressivi. Ma la crescita qualitativa e quantitativa delle ricerche è conquista di questi ultimi tempi, e in tal senso, il contributo di ‘Arte e fotografia’ è stato di decisiva importanza. Molto infatti rimaneva da dire, in generale, sui problemi di stile derivanti dagli scambi fitti e alquanto complessi fra arte e fotografia. In questo sta la preoccupazione principale del lavoro di Scharf e la sua spiccata novità: un’indagine non soltanto sulle reciproche influenze dei due mezzi espressivi, ma anche e soprattutto dell’articolato e inedito organismo linguistico nato dalla loro simbiosi. Vengono alla luce così la fruizione e il rigetto dello strumento fotografico da parte dei grandi movimenti e dei protagonisti dell’arte dello scorso e del nostro secolo: dall’Accademia Vittoriana che lo rifiutò sdegnosamente all’utilizzazione spontanea e naturale che ne fecero artisti come Delacroix, Corot, Courbet, Manet, Degas, gli Impressionisti, i Preraffaelliti e ancora, oltre la soglia di questo secolo, Picasso, Duchamp, Max Ernst e Moholy – Nagy. […]” (dal retro di copertina)
