All’inizio degli anni ’90 Schorr inizia a scattare nella Germania del sud, creando una documentazione, a tratti poeticamente fittizia, della cittadina di Schwabish Gmund, intrecciando storie e personaggi nel raccontare memorie familiari di un tempo e un luogo caratterizzati da un passato di nazionalismo, guerra e migrazioni.
Le immagini, rivisitate dall’autrice dopo oltre vent’anni, si susseguono esplorando delicatamente il senso stesso del fotografare, mettendo a nudo la distanza tra autore e soggetto, muovendosi a cavallo tra empatia e critica.
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