Realizzato nell’arco di due settimane per le strade di Atene, Dear Kairos fa riferimento alle considerazioni degli Antichi Greci sul tempo.
Lo spettatore è invitato a considerare il Kronos, lo scorrere lineare, meccanicistico e determinato del tempo, quello dell’orologio e del calendario per intenderci, e il Kairos, il tempo fortuito, ricco di opportunità e senza limiti.
Attraverso l’uso di scene ripetute e di un’attenta sequenza, Dear Kairos chiede allo spettatore di considerare quei momenti carichi di significato, sparsi per la quotidianità, i quali possono essere cercati e raccolti al fine di distinguere, come scrive Frank Kermode, “tra la mera cronicità e quei tempi che sono armoniosi e pieni”, evitando ciò che è fissato e facile da categorizzare, tentando invece di abbracciare una sconfinata mancanza di inizio e fine.