“Death is not here” intreccia diversi linguaggi fotografici per affrontare questioni universali quali la vita e la morte, il passaggio del tempo e la Storia, il desiderio di lasciare tracce di sé e la nostra ineluttabile condizione di impermanenza.
Sullo sfondo della pandemia, sul punto di diventare padre per la seconda volta, l’autore inizia a costruire e fotografare delle nature morte con i fossili estratti da una gola rocciosa vicino a casa e a scavare nel giardino di casa con il figlio, portando alla luce le ossa di un pollo seppellito anni prima. Queste immagini, sommate alle fotografie di altri scavi e a un’intensa fascinazione dell’autore per i corvi, che egli fotografa in continuazione, si combinano per creare una nuova narrazione che rappresenta ed esplora in profondità gli incontri quotidiani tra vita e morte.
“Una sorta di convergenza tra vita e morte e tra permanenza e impermanenza è avvenuta durante il periodo in cui lavoravo a queste immagini. ‘Death Is not Here’ rappresenta una sorta di macchina del tempo personale per fissare e preservare questo periodo della mia vita.” – Wouter Van de Voorde