Le fotografie di Diane Severin Nguyen ci invitano a immergerci nella questione dei significati e del significato del mondo materiale. L’artista combina oggetti sintetici (catene, tessuti…) con sostanze organiche (capelli, frutta…), aggiungendo talvolta liquidi o materiali combustibili con forti associazioni politiche come il napalm, andando a creare composizioni sfuggenti, quasi astratte.
La tensione che si crea tra queste sostanze dà luogo a scambi – di fluidi, di materiali, di movimenti – di cui le sue opere fotografiche rimangono l’unica testimonianza visiva. Le immagini dai colori forti possono destabilizzare la percezione. Ciò avviene sia giocando con il senso della dimensione, sia perché i materiali che utilizza assumono l’aspetto di carne lacerata o di materia in via di decomposizione.
Le fotografie di Diane Severin Nguyen hanno qualcosa di profondamente viscerale, esse scatenano risposte che possono andare dal disagio al dolore, dal piacere al desiderio. Giocando su questo potere evocativo degli oggetti, Nguyen racconta storie sulle fragilità invisibili o impercettibili della carne e sui modi in cui i nostri corpi si contaminano.