All’età di tredici anni, dopo aver fatto visita al padre, Peter fece colpo su sua zia e sua sorella con una frase che faceva presagire il destino del giovane ricercatore. Elka ricorda chiaramente la scena: Peter è sempre stato un introverso, ma dopo il suo ritorno riusciva a non proferire parola per giorni, e quando apriva bocca era solo per parlare di animali, e ancora animali. Quando zia Maria gli chiese se gli fossero piaciuti gli animali, egli rispose sinteticamente: Sì, da fuori e da dentro.
Nel 1985 Joan Fontcuberta e lo scrittore Pere Formiguera ritrovarono gli archivi smarriti dello zoologo tedesco Peter Ameisenhaufen – nato a Monaco nel 1895 e misteriosamente scomparso nel 1955 – e del suo assistente Hans von Kubert. Ameisenhaufen, durante le ricerche che compì per tutta la sua vita, scoprì animali fantastici e rari, come il Ceropithecus icarocornu, simile ad una scimmia ma con un corno frontale e le ali, animale sacro degli indigeni Nygala-Tebo, per i quali rappresenta la reincarnazione di Ahzran (colui che viene dal paradiso); o ancora la famigerata Solenoglypha Polipodida, vipera dalle dodici gambe, estremamente aggressiva e velenosa, che caccia per nutrirsi o anche per il semplice piacere di uccidere, prediligendo per i suoi attacchi il momento in cui le sue prete svolgono la funzione fisiologica della defecazione. Fauna presenta fotografie degli animali inventariati dallo zoologo in momenti salienti della loro attivita, meticolosi studi sul campo, note di lavoro dello scienziato, oltre a radiografie e dissezioni di scheletri.
Un utile strumento per gli appassionati delle più incredibili specie animali, quindi, o una finzione di eccezionale credibilità scientifica ed epistemologica? Fauna, inserendosi alla perfezione all’interno della carriera artistica di Fontcuberta, crea un meraviglioso artefatto per mettere in discussione l’autorità del discorso scientifoc e la poca, se non nulla, neutralità dell’immagine fotografica. Quando l’installazione fu mostrata per la prima volta nel 1989 al Museo di Zoologia di Barcellona, un sondaggio realizzato dal suo Dipartimento dell’Educazione rivelò che il 27% dei visitatori laureati una volta avendo visto il lavoro dei due artisti credevano che gli animali esistessero realmente in natura.