Ispirato dalla storia naturale, dalla mitologia e dalla visione primordiale del mondo naturale come posto vivo e incantato, il fotografo Jonathan Levitt è andato alla ricerca di luoghi messi in pericolo e infestati da chissà quale presenza demoniaca – paesaggi naturali ancora allietati dai loro habitat intatti e dagli animali selvatici che li animano. L’opera si muove al limite fra la pura quiete e la lacerante brutalità; fra la genuina bellezza e la totale disperazione. Il libro formula la tanto furba quanto seducente domanda in merito a quando sia appropriato incoraggiare, distruggere oppure semplicemente lasciare le cose così come sono state trovate. In definitiva, i paesaggi offuscati e la rappresentazione inquietante di persone e animali conducono il lettore attraverso una confusione letterale e psicologica creando un universo evocativo, bellissimo ma, allo stesso tempo, ambiguo.