Family Car Trouble è la terza monografia di Gus Powell ed è una narrazione intima della propria famiglia. Protagoniste sono la moglie, le due figlie (che crescono con il procedere delle pagine) e il padre malato. Una storia privata in cui fa regolarmente incursione una vecchia Volvo station wagon chiamata Jimmy, costantemente in panne.
Il libro si presenta sotto le mentite spoglie di un romanzo, con tanto di raccomandazioni per la lettura e biografia dell’autore sui risvolti di copertina. E’ curato in ogni dettaglio: sulla sovraccoperta troviamo una ricevuta del meccanico, mentre la copertina riproduce gli interni dell’auto. L’edizione speciale è accompagnata dall’impronta delle (vere!) vecchie gomme di Jimmy e il video promozionale è il rifacimento di una vecchia pubblicità giapponese della Volvo.
Fin dalle prime pagine è chiaro che Family Car Trouble non è un libro a lieto fine, ma la morte è inserita in un contesto di quotidianità familiare che ha i suoi momenti luminosi e semplici.
Quante sfumature emozionali esistono nel microcosmo familiare? Gus Powell le mostra tutte onestamente, candenzate dall’irrompere di Jimmy (in panne), filo rosso narrativo e portavoce dell’identità di street photographer di Powell, nonché alter ego dell’autore e della sua ostinazione a tenerla in vita riparandola costantemente.
Lui non si affaccia mai nel libro (si intravede solo in una fotografia, abbracciato alla figlia), ma è sempre presente, voce narrante della vita che accade. L’amore e la cura verso uno dei membri della famiglia e verso l’auto diventano un viaggio viscerale in dinamiche in cui tutti ci riconosciamo, ma che non sempre siamo in grado di guardare con dolcezza. Per dirla con le parole dell’autore: Lottiamo con le cose che possiamo controllare e con quelle che non possiamo in alcun modo governare… alla fine, come si dice, la vita va avanti.
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