Teju Cole, acclamato autore statunitense di origini nigeriane, orienta l’obiettivo fotografico verso la cucina della sua casa nella città di Cambridge (Massachusetts) durante il periodo precedente alle elezioni presidenziali americane del 3 Novembre 2020; periodo interessato da una moltitudine di eventi storici che hanno visto coinvolte le vite di milioni di persone: dalla pandemia di Covid-19 all’omicidio di George Floyd che ha riacceso il dialogo circa la rivendicazione dei diritti della comunità afroamericana.
L’autore, tenendo a mente le nature morte di artisti come Chardin, Cezanne e dei maestri olandesi, cosi come di alcuni fotografi contemporanei come Laura Letinsk e Jan Groover, ha dato vita ad una serie di scatti che mostrano il piano da lavoro della sua cucina. Le scene raffigurate sono quotidiane, banali, sono delle scene dove noi tutti possiamo immedesimarci: stoviglie sporche lasciate nel lavandino, ingredienti posti alla rinfusa sul piano mentre cuciniamo ecc.
A differenza dei suoi riferimenti, Cole non cura in maniera maniacale la disposizione degli oggetti che compongono le nature morte ma lascia tutto completamente al caso: “[…] le ciotole e i piatti che si muovevano nelle loro imprevedibili costellazioni […]”. Ciò che emerge è un sorprendente ritratto, attraverso lo scorrere del tempo, della banalità di un piano da cucina in un momento di sconvolgimenti sociali, culturali e politici molto profondi.
A corredo delle immagini, troviamo non solo un lungo saggio scritto dove vengono approfondite tematiche come fame, lutto, schiavitù, intimità, pittura, poesia e storia della fotografia ma anche delle pagine di un libro di cucina che risale al XVIII secolo che vanno ad intervallarsi alle fotografie creando un particolare ritmo.
Copie firmate dall’autore
