Sara Bjarland, nelle sue sculture e installazioni, utilizza oggetti e materiali di scarto che trova abbandonati per la città, indagando così le sovrapposizioni e gli incontri tra il naturale e l’artificiale.
Bjarland raccoglie tutto quello che trova, da mobili a piante morte, da fiori di plastica a accessori per il giardino, da pezzi di recinzioni a materiali da costruzione, operando così una placida critica all’inarrestabile consumismo occidentale e all’enorme accumulo di rifiuti che ne deriva.
Questo libro nasce da un processo altamente intuitivo e associativo. Bjarland qui esplora le relazioni tra gli oggetti e il loro funzionamento, li organizza in gruppi o “specie”, immaginandoli come abitanti di un mondo dove gli esseri umani non esistono e i materiali di scarto, attraversati da vita propria, diventano attori protagonisti.