Per cinque anni il giornalista Arnaud Robert e il fotografo Paolo Woods hanno viaggiato per il mondo alla ricerca di pillole della felicità, questi farmaci che, ciascuno, riparano una ferita umana, queste molecole che ti fanno piegare, lavorare, agire, queste formule che permettono alla depressione di non farti affondare del tutto, questi antidolorifici che i poveri lavoratori ingoiano per avere la forza di sfamare le proprie famiglie.
Dal Niger agli Stati Uniti, dalla Svizzera all’India, da Israele all’Amazzonia, Big Pharma utilizza oggi gli strumenti della scienza, del mercato e della comunicazione per offrire ad alcune persone una risposta standardizzata alla ricerca della felicità, da tempo prerogativa delle religioni , filosofie o anche politica.
Il motivo della pillola – che attraversa l’inconscio collettivo e la cultura pop (da Alice nel Paese delle Meraviglie a Matrix) – esprime una risposta quasi magica alle debolezze, alla malinconia, ai limiti inaccettabili della condizione umana. La promessa di trasformazione e guarigione attraverso la chimica offre la metafora più perfetta di una società prometeica che crede solo nell’efficienza, nel potere, nella giovinezza e nelle prestazioni. Una società dove l’apparenza della felicità vale quasi più della felicità stessa, dove la rappresentazione si impone alla realtà.
Attraverso questo viaggio da consumatore a consumatore, da pillola a pillola e da paese a paese, emergono le ossessioni più contemporanee. È tanto un viaggio filosofico quanto un’indagine nel mondo della chimica.
Il libro è composto da dieci capitoli che affrontano altrettanti temi generali racchiusi in storie personali, come ad esempio:
– un giovane gay di Tel Aviv che assume pillole profilattiche per l’HIV;
– un vallesano depresso che continua a stare in un istituto psichiatrico e assume antidepressivi e ansiolitici;
– un contadino del Niger che prende potenti antidolorifici per evitare la fatica;
– un’adolescente del Massachusetts che prende Adderall per curare il suo disturbo da deficit di attenzione;
– una giovane donna amerindia, dell’Amazzonia peruviana, a cui viene iniettato un contraccettivo per non subire un’altra gravidanza indesiderata;
– un intellettuale francese, malato di cancro al pancreas, che decide di ricorrere al suicidio assistito in Svizzera;
– la serie Home Pharma dove, in una trentina di paesi, alle famiglie viene chiesto di presentare tutti i medicinali che tengono a casa.
Nell’introduzione di ogni capitolo, una doppia pagina di infografica presenta le sfide del tema: il peso dell’industria farmaceutica, il dolore fisico come universale antropologico, il potere evocativo del Viagra…
I testi, a volte giornalistici, a volte poetici, si articolano come un diario di bordo dove gli autori individuano progressivamente il loro oggetto e vanno alla ricerca della pillola definitiva, quella che possa fornire una risposta all’eterno interrogativo del senso della vita.
Copie firmate da Paolo Woods