Liriche e delicate, le fotografie di Mirror City si susseguono per raccontare un luogo tanto tangibile quanto personale. Un pizzico di mistero aleggia sulla sequenza, a ricordarci l’ineffabile fragilità del senso di appartenenza e l’incertezza del futuro che ci aspetta.
“Dopo aver trascorso gran parte della mia adolescenza e degli anni successivi all’estero, sono tornata in questo luogo che per me rappresentava casa. Al mio ritorno, ho provato una sensazione inquietante: “casa” mi sembrava stranamente sconosciuta. Da qui è nato il desiderio di esplorare questo senso inquietante di appartenenza e non appartenenza allo stesso tempo, fotografando la nuova generazione di giovani che vivono qui e il paesaggio che abitano, una sorta di esperimento per immaginare cosa potrebbe significare casa per me ora.“ – Harry Culy