“Hotel Mermaid Club” è l’opera prima del fotografo britannico Chris Rhodes; una vera ode ai frammenti della quotidianità. L’autore trasfigura la realtà, plasmando un universo poetico che flirta con la nostalgia, con il sentimento della malinconia. Sebbene la ritrattistica, tradizionalmente intesa, non sia presente, il libro trova l’umanità nella narrazione delle sue tracce; negli spazi che occupiamo e negli oggetti che impieghiamo quotidianamente, così ordinari da sfuggire persino alla nostra attenzione. Ai momenti fugaci viene data una seconda possibilità di considerazione, la possibilità di apprezzare semplici abitudini, imperfezioni o accidentali estetiche. Colori contrastanti, forme primarie e delicate composizioni convivono all’interno delle pagine del libro, libro che si completa con una poesia di Fernando Pessoa, all’interno della quale egli si interroga circa la tendenza universale ad attribuire bellezza all’ordinario concludendo che la bellezza è il nome di qualcosa che non esiste ma che viene dato alle cose in cambio del piacere che esse stesse ci donano e che, per questo, essa non significa nulla.
A beleza é o nome de qualquier coisa que ñao existe Que eu dou às coisas em troca do agrado que me dão. Não significa nada.