Nato da una committenza privata e scattato nelle fabbriche dell’Europa dell’est, questo lavoro ci riporta nell’epoca del lavoro manuale. Gli operai, raffigurati come in un libro socialista, si comportano però in modo insolito, interagendo con i mattoni come se fossero oggetto sul palcoscenico di una performance.
Quando Kudász iniziò a fotografare, gli oggetti assunsero il ruolo di belle sculture astratte i cui bordi alludevano a qualcosa di meravigliosamente primordiale anziché strettamente utilitaristico. Le immagini sembrano quindi scattate mentre si trovano come imprigionate in un limbo temporale che viaggia tra passato e presente, ospitate nel terreno di una dimensione alternativa. Durante la realizzazione del progetto, Kudász visitò in totale dieci fabbriche ubicate in Ungheria, Romania e Bulgaria. Alcune di queste fabbriche operano 24 ore su 24, 7 giorni su 7, mentre altre sono permanentemente chiuse, ma indipendentemente dal loro stato, il fotografo si è avvicinato a ciascuna destinazione come un sito di uguale importanza per la sua narrativa.