A distanza di 150 anni dalla stesura di “I, Oblomov” da parte dell’autore russo Ivan Aleksandrovič, Kuwajima si ispira al protagonista del romanzo, pigro e indolente, per realizzare una serie di autoritratti in cui posa giacendo su letti e divani in diverse città russe, oltre a fotografare dettagli degli interni in cui si ferma a dormire, fornendo la sua personale interpretazione della proverbiale insondabilità dell’animo russo e finendo col formulare un ironico inno alla pigrizia.