Estratto da un articolo di Renata Ferri:
Ebrea, in fuga dalle leggi razziali, abbandona una promettente carriera di pianista per aderire alle lotte sociali. Siamo negli anni ’60, Lisetta partecipa e fotografa. Lo fa con tutta sé stessa, – testa, corpo e cuore – nel corso della sua intensa vita che abbraccia il ventesimo secolo e si allunga nel terzo millennio con un bagaglio di esperienze e incontri davvero straordinari. (…) Nel 1965 inizia l’indagine sui travestiti, opera epocale e fondante – troppi hanno cercato di riprodurne lo spirito senza riuscire a coglierne il segreto – che proseguirà fino ai primi anni ’70. I travestiti diventano i suoi amici, la sua indagine è libera, scevra dal giudizio, terribilmente umana, emotivamente partecipe.
«Non ho mai cercato i soggetti da fotografare, loro mi sono venuti incontro» dichiarerà. Per un determinato periodo, i travestiti sono stati parte della sua vita . Lei, accolta nella loro comunità, ha saputo svelarne la ricerca d’identità, anticipando di decenni l’approccio interpretativo al tema dell’identità di genere. Il libro che racchiude questo lavoro diventa mitico, ambito e introvabile da molti anni. A rafforzare la mitologia interviene la genesi del volume più curiosa che si possa immaginare: rifiutato da tutti gli editori, anche quelli di sinistra, viene dato alle stampe da Sergio Donnabella, un signore che editore non era ma aveva il coraggio del neofita. Infatti pubblica a sue spese qualche migliaio di copie. Sembrerebbe un lieto fine. No, non è così. C’è un nuovo problema: nessun librario lo vuole esporre. Troppo scandaloso, nonostante gli anni ribelli e la liberazione sessuale che rompe gli argini della coppia ma non quelli dell’identità. I travestiti devono stare nascosti tra gli scaffali. Che fare? Barbara Alberti, giornalista e scrittrice, grande amica di Lisetta, recupera le copie e, mano a mano, se le porta a casa. In breve, diventeranno “la base del letto, tavoli, librerie, muretti, divani e sedie che ogni giorno cambiavano forma a seconda di quanti ne regalavamo agli amici” dichiarerà la scrittrice. In modo decisamente originale lo ha conservato e fatto circolare.
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