Il dopoguerra dei fotografi è stato anche, irrimediabilmente, il dopoguerra della cultura italiana ansiosa d’uscire dall’autarchia, gettata ai generosi e spesso ingenui sbaragli dell’ideologismo, divisa fra moralismi documentaristici e sublimazioni formali quanto poteva esserlo l’universo delle immagini riconosciute “d’arte” a pieno titolo, alle quali s’era aggiunta, per non recente ma ancora contrastata legittimazione, l’immagine cinematografica. La mostra del 1985 allestita alla Galleria comunale d’arte moderna di Bologna, da Italo Zannier è un ulteriore invito a verificare, attraverso una esemplificazione tanto ricca quanto puntuale, il diritto del testo fotografico ad essere considerato come mezzo espressivo autonomo almeno laddove gli autori hanno tentato di renderlo tale ponendo in atto processi di ricerca non dissimili da quelli che caratterizzarono e caratterizzano altre discipline del “visivo”.