In una serie di scambi scritti, David Campany e Stanley Wolukau-Wanambwa considerano le possibilità della fotografia di resistere alle ortodossie oppressive del razzismo, della storia conservatrice e della cultura visiva neoliberale.
Come si concilia l’essenziale indeterminatezza della fotografia con la necessità di elaborare pratiche alternative? Come si ottiene visibilità al di là dei mass media e dell’arte mercificata? Quali sono i modelli per la realizzazione e la fruizione di libri e mostre fotografiche che possano formare uno spettatore attivo al di là del consumismo da boutique?
Queste e altre domande urgenti sono discusse in uno spirito ricco di possibilità, alla luce di eventi significativi che hanno caratterizzato il recente passato.