Kovi Konowiecki – And in its place, another

La genesi di “And in its place, another”, del fotografo statunitense Kovi Konowiecki, è da ricondursi ai numerosi viaggi che egli ha intrapreso durante la sua giovane vita: Israele, Giordania, Messico e infine California, sua terra natia. Konowiecki fa quindi dialogare le innumerevoli immagini cucendole insieme in un unica grande trama.

Un cavallo ipnotizzato dal padrone; un giovane ragazzo sulla sedia a rotelle sul cui viso vediamo disegnata un espressione di incertezza, di inquietudine; un falò che viene spento da un tizio sconosciuto; un uomo che porta sulle spalle una griglia dal disegno disomogeneo che sembra quasi inghiottire il suo corpo mostrandone solo la parte inferiore; delle impronte di scarpe che si mescolano ad una griglia complicandone il disegno e di riflesso la comprensione.

Ci troviamo di fronte ai margini geografici ed emotivi della società e della mente; i confini esterni e interni che inibiscono sia il movimento sia il potenziale umano. Le fotografie ritraggono individui e comunità che esistono in uno spazio liminale tra appartenenza e abbandono, molti dei quali esercitano sentimenti di desolazione.

La natura “non scritta” dell’opera incide sulla forma del libro, in particolare nella varietà dei generi e dei colori, dalla fotografia di paesaggio alla ritrattistica e dal bianco e nero al colore. Le varie forme di espressione servono come modi per materializzare le idee al centro del progetto e per abbattere barriere o restrizioni all’interno del mezzo fotografico.