Come tutti gli adolescenti del caso Ashcom non vedeva l’ora di fuggire dalla fattoria in cui è cresciuto. Colto dalla smania di questo desiderio si mise per strada, con un gruppo di amici, nessun piano preciso e poco denaro; si ritrovò a dormire in auto o a fare colletta per racimolare i soldi per una stanza.
Solo dopo anni, tra il 2009 e il 2012, fece le fotografie che oggi vediamo all’interno di “Leviathan”, ricordando le sue esperienze vissute in una remota comunità nel sud-est dell’Ohio.
La conciliazione di due scene opposte: la cultura del pattinaggio e l’ambiente rurale. Entrambi scenari caratterizzanti la formazione dell’artista e che lo hanno aiutato a prendere coscienza di se stesso.
Gli Appalachi come punto di fuga e di confronto con il non conoscibile, come punto di partenza per la ricerca di connessioni sottili, sotto la superficie dei significati.
Un libro dai toni forti, che non ha paura di mostrarsi.