L’11 marzo 2011 la zona nordorientale del Giappone fu colpita da un terremoto, seguito da uno tsunami con onde alte oltre 10 metri. Il cosiddetto ‘terremoto del Tohoku’ è stato il più potente mai misurato in Giappone, e il quarto a livello mondiale.
Ad aprile dello stesso anno, Rinko Kawauchi, visitando i luoghi della tragedia, incontra una coppia di piccioni, uno nero e uno bianco.
I due volatili diventano, stampati su fogli di una dimensione diversa tra le pagine, i nostri accompagnatori attraverso i luoghi della tragedia. Indifferenti e inconsapevoli della devastazione che li circonda, si fanno simbolo di resilienza, del tempo che comunque continua a correre. Questi animali che noi siamo abituati a vedere fragili, sono al contempo liberi nel volo, e contengono latente una sensazione contraddittoria di morte e rinascita, che inesorabilmente avvengono.
Scrive l’autrice, raccontando le sue sensazioni appena arrivata sui luoghi devastati dallo tsunami: “Osservando questi piccioni, ho pensato a loro come il simbolo di così tante cose, soprattutto del dualismo del nostro mondo. Il bianco e il nero, il bene e il male, la luce e l’ombra, l’uomo e la donna, l’inizio e la fine.
Durante il corso della vita ci sono stati, e ci saranno, innumerevoli momenti di gioia e di terrore. So che non è possibile cercare di spiegare come mai felicità e dolore si alternino a ripetizione, ma allo stesso tempo non ho fatto che pensare a ciò durante questi scatti.
Dopo ogni distruzione c’è di nuovo creazione”.