Negli anni ’70 e ’80, Miroslav Tichý fotografava lo schermo della sua televisione. Poiché viveva nella cittadina di Kyjov, vicino al confine con l’Austria, poteva sfuggire alle limitazioni imposte dalla censura del blocco sovietico orientale e guardare il canale televisivo austriaco ORF, con i suoi film americani e i late show più permissivi.
Gli scorci delle reginette televisive fotografate durante lo svolgersi dei programmi appaiono al contempo spettrali e regali. Nelle immagini appare lo schermo del televisore, a volte appare il riflesso di una lampadina nella stanza. Ci immaginiamo Tichy incollato allo schermo che cattura quelle immagini sfuggenti, come se stesse facendo una passeggiata all’aperto, ma questa volta in un mondo transitorio che enfatizza un nuovo tipo di alterità.
La pratica di Tichý riflette sulle nostre modalità di relazione con i media e con le immagini che entrano nella nostra vita personale quotidiana, dando vita ad un viaggio in un futuro anteriore di diffusione di immagini virtuali eppure fisicamente presenti, tanto effimere quanto persistenti. – Céline Mathieu