Luigi Ghirri ha fatto della sua terra, l’Emilia-Romagna, il teatro ideale per immortalare un paesaggio che non è quello che viene abitualmente percepito. Traduce in immagini le suggestioni inafferrabili di un paesaggio latente, che è poi quello della memoria e della favola, di figure nascoste e prodigi.
Anche con queste quattro immagini l’autore sfugge a ogni classificazione dimostrando che non sempre il linguaggio fotografico può essere ridotto all’appartenenza ad un ‘genere’. Ghirri viaggia sul filo dei ricordi e della memoria, riprendendo il quotidiano vivere contemporaneo affondando le mani nel passato, secondo il principio che vuole il presente possibile solo perché è esistito un vissuto. Luigi Ghirri crea immagini all’apparenza semplici, che mostrano senza mai dimostrare. Trasforma la città di Modena nella sua musa ispiratrice, cattura le sue geometrie e indaga il ruolo della natura nei contesti domestici.
Le quattro fotografie, eseguite in diversi periodi, fanno parte di ricerche autonome.
Dalla serie Topographie-Iconographie, Trompe l’Oeil in via dei Servi nel cortile di un palazzo settecentesco. Agosto 1979
Dalla serie Geografia Immaginaria, carta topografica di Modena nell’interno di un palazzo di corso Canalgrande. Aprile 1980
Dalla serie Viaggio in Italia, veduta della città dall’autodromo. Aprile 1977
Dalla serie “Vedute”, nuove costruzioni nella città. Maggio 1975
Un quinto foglio contiene la biografia dell’artista su due colonne, una per l’italiano e una per l’inglese