Il calcio: lo sport per eccellenza, la disciplina sportiva in grado di radunare milioni di tifosi in completa adorazione, colti in uno stato di similtrans. I tifosi (o adepti), quando parlano delle loro squadre del cuore usano sempre la prima persona plurale, come facessero essi stessi parte della squadra: noi abbiamo vinto, noi abbiamo perso, noi abbiamo giocato bene, noi possiamo fare di meglio, noi gioiamo, noi piangiamo. I calciatori diventano come dei santoni il cui verbo è legge, le cui abitudini e la cui apparenza diventano oggetto di emulazione da parte dei seguaci che religiosamente ubbidiscono venerando i loro benianimi.
E’ proprio a questa disciplina che Erik Kessels decide di dedicare il suo nuovo libro “Muddy Dance”. L’artista raggruppa quindi numerosi scatti d’archivio appartenenti ai decenni scorsi, dove vediamo gli atleti volteggiare, danzare come étoiles su di un palco fatto di erba e fango. Sfogliando il libro ci si palesa di fronte una vera e propria coreografia fatta di salti, passi a due, pose scomposte, espressioni contrite. Il calcio e la danza non sono mai state così vicini come ora.
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