“Ho sempre ritenuto che la fotografia fosse un linguaggio per vedere e non per trasformare, occultare, modificare la realtà. Ho lasciato che fosse la sua magia a rivelare al nostro sguardo gli spazi, gli oggetti che voglio rappresentare. Fiducioso che uno sguardo libero da acrobazie formali, elucubrazioni, riesca a trovare un equilibrio tra consapevolezza e semplicità. Nessuna violenza, né choc visivo-emozionale, o forzatura, ma il silenzio, la leggerezza, il rigore per poter entrare in rapporto con le cose, gli oggetti, i luoghi” Luigi Ghirri
‘Non c’è niente di antico sotto il sole’ scrisse Jorge Luis Borge nella sua poesia La felicità. Quando quel verso raggiunse Luigi Ghirri era già successo che la luce gli insegnasse a rinnovare l’anima degli oggetti. “Mi sembra che questa frase possa contenere molti dei significati e delle motivazioni che hanno da sempre accompagnato il mio lavoro”, scrisse. E ancora: “Troppo di tutto, in questo sterminato luogo comune”, riferendosi a quell’eccesso di memoria che satura i luoghi nostrani e ottunde lo sguardo.
Se la fotografia di Ghirri è un sogno, la sua scrittura è un corpo con un’anima, e Niente di antico sotto il sole li contiene entrambi.