Sembra la storia della creazione, questo racconto di Alessandra Sanguinetti. Ha un che di biblico, di mitologico: l’uomo che accompagna l’animale, lo nutre e lo educa per condurlo all’estremo sacrificio.
La prima cosa che ci stupisce sfogliando queste pagine è la violenza, che è però molto diversa da quella che non vediamo quando compriamo la carne al supermercato. E’ la violenza necessaria nell’interazione uomo-animale quando quest’ultimo è fonte di sussistenza. Ogni ritratto di un animale preannuncia il sacrificio. Ritrarre un animale significa dargli un nome, una connotazione, e dargli una connotazione significa condannarlo a morte.
Ogni immagine di questo libro ci restituisce un ritratto disturbante della linea che oltrepassiamo quando mettiamo fine a una vita, e di cosa significa avere una relazione di dominio su un altro essere vivente. E’ possibile che l’esplorazione del confine che ci separa da ciò che soggioghiamo possa portarci ad una migliore comprensione della nostra natura di esseri umani, e del mondo in cui la esercitiamo nel mondo.
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