“Durante l’isolamento della pandemia, ho avuto l’opportunità di rivisitare il mio archivio di negativi e lastre a contatto degli anni Ottanta e ho scoperto una serie di immagini interessanti che non avevo mai stampato. Queste fotografie sono state realizzate tra il 1979 e il 1985, in un’epoca pre-digitale e in gran parte priva di aria condizionata, quando la gente fuggiva dal caldo delle case per uscire in cortile e per strada. Ho notato una sorta di sensualità rilassata in molte delle immagini. Il tempo scorreva più lentamente; l’irrequietezza portava al gioco spontaneo. I giovani di allora erano in forma e snelli perché correvano all’aperto con gli amici e i vicini.
Come giovane fotografo, la mia ambizione piuttosto grandiosa era quella di creare un ritratto dell’America contemporanea fotografando le persone nei loro ambienti. Ero ossessionato dall’idea di realizzare le migliori immagini che potessi delle persone che frequentavano i quartieri, le loro case e i loro portici. Dovevo lavorare abbastanza velocemente, in modo da lasciare che le persone tornassero a fare quello che stavano facendo quando ho chiesto loro di poterle fotografare. Anche se chiedere il permesso di solito cambiava la dinamica della situazione, spesso emergevano cose interessanti quando mi si permetteva di rimanere per più di una o due foto. Intromettersi nello spazio personale delle persone poteva risultare imbarazzante e non è mai stato facile, ma il più delle volte sembrava che il mio entusiasmo fosse contagioso e che le persone potessero rilassarsi ed essere se stesse”.
– Dall’introduzione di Sage Sohier
Gennaio 2024
