Fotografo autodidatta, Davison realizza immagini come un pittore dipinge, usando l’intuito e l’istinto per realizzare fotografie che scavano il surreale e il sensuale nel tessuto della vita quotidiana. Basandosi molto sul chiaroscuro e sul potere della fotografia di occultare e rivelare, l’approccio unico e artigianale di Davison alla creazione di immagini oscilla da dettagli nitidi e taglienti a miraggi dissolventi – il mondo invertito e sommerso.
Con le loro ombre profonde e le inquadrature strette, le immagini in ‘Photographs’ hanno una qualità inconfondibilmente cinematografica; ogni immagine stratificata lascia una scia di associazioni che vanno ben oltre il suo contesto iniziale. Nonostante i recenti successi di Davison, la sua fotografia rimane umile e onnicomprensiva, e il libro passa indistintamente dalla messa in scena editoriale, alla semplice quotidianità, infusa di mistero e profondità.
Due motivi ricorrenti nell’opera di Davison sono la mano e l’occhio: qui un pugno chiuso, lì che accarezza un volto; qui che si staglia da un cartellone pubblicitario e altrove che luccica in un riflesso. Rappresentano una tensione dinamica all’interno dell’opera di Davison, del vedere contro il sentire, o la soglia tra percezione e immaginazione. La delicata sequenza di Photographs aleggia tra questi due stati, creando una complessa e profonda interpretazione del mondo attraverso gli enigmatici ritratti, i paesaggi e le nature morte di Davison.