“ Plastic Crowns nasce dall’idea di prendere un ornamento percepito come “prestigioso”, come una corona reale o da concorso di bellezza, e trasformarlo in un oggetto che chiunque può acquistare e quindi intronizzare se stesso. È il costante ripensarsi e reinventarsi.
É un’esplorazione oltre i fatidici confini di ciò che mia nonna avrebbe considerato una ‘brava donna’, sondando le idee stereotipate di genere, le preferenze sessuali con i relativi stigmi e la loro rilevanza nella società contemporanea. Mi interessa capire come l’avere più partner (rappresentati dai palloncini) possa essere espressione di una scelta e non indicatore di una scarsa moralità imperniata sulle convenzioni della società.
Questo lavoro è un viaggio alla scoperta di sé. Essere cresciuta da mia nonna, che aveva idee stereotipate su ciò che significa essere una donna, mi ha fatto spesso sentire soffocata. Trovo ironico che queste idee non abbiano mai funzionato per lei; ho scattato fotografie all’interno della casa che aveva ricevuto come risarcimento per il divorzio mentre mi predicava che il tempo stava per scadere per sposarmi. Mia nonna non ha mai capito la fotografia, così io fotografavo di nascosto quando lei era in chiesa o dormiva.
Sfogliando l’album di famiglia e vedendo quanto fosse curato, ho voluto svelare la disfunzione e parlare di ciò che accade realmente nelle case, dietro le porte chiuse.
… Nello scattarmi gli autoritratti, mettevo un foulard o un vestito di chiffon sopra la mia macchina fotografica per imitare la resa della pellicola, ma questa operazione mi permetteva anche di vedere lo spazio in modo diverso, stravolto e sfocato, il che faceva eco a ciò che già sentivo.
Questo lavoro sono io che urlo: e se permettessimo anche alle ragazze di sedersi con le gambe aperte?! “
— Phumzile Khanyile
Il progetto è vincitore del premio De Pietri Artphilein Foundation Photobook Project Contest del 2019 e del CAP Prize for Contemporary African Photography