Il poema Salmo di Paul Celan è un canto doloroso che avverte di uno stato di totale perdita di orientamento. Il cielo sotto il quale vivono gli uomini è vuoto. Nessuno risponde alla nostra chiamata.
Quando il mondo intero è minacciato smettiamo di fare affidamento solo sulla ragione per le cause del pericolo, ma cerchiamo in primo luogo parole o immagini che possano esprimere la nostra condizione di sgomento. L’uomo trova, così, un linguaggio diverso, poetico che non è più espressione di certezza: quella certezza che la crisi attuale ha smantellato. La formulazione della domanda è diventata un canto. Parole e immagini tremano, si commuovono, sono veicoli onesti e autentici di tragica lucidità emotiva. Da un sistema di certezze del pensiero tecnico-scientifico l’uomo arriva al linguaggio personale, intimo, umano, che è un’elegia, un lamento, un salmo.