Distillando sei anni attraverso l’ex Unione Sovietica, queste immagini, che richiamano un poco l’immaginario di Tarkovsky e le visioni di W. G. Sebald, ritraggono Mosca e le sue province.
Gli sguardi di Hoyer riflettono momenti senza tempo, speranze e dubbi ai margini della storia che non vogliono rappresentare semplici testimonianze del tempo, ma l’immaginario sognante dei suoi soggetti.
Il libro si divide in segmenti in bianco e nero, prodotti durante il viaggio nell’Asia centrale e in fotografie a colori, che cristallizzano l’intensità del paesaggio moscovita nei suoi mesi invernali.
Pagina dopo pagina vengono donati frammenti di un viaggio che si impongono nella memoria dell’osservatore: il crudo cielo siberiano, abbagliante sopra una strada di Mosca o attenuato dalla nebbia del mare. Un’equilibrio inquietante tra gli elementi, per cui i cani e gli uomini vengono rappresentati permeati della stessa malinconia così come le farfalle e gli edifici con la stessa fragilità, è il gioco forza di questo bellissimo lavoro.