Nell’introduzione al libro, il duo Albarràn-Cabrera amplia le premesse del pensiero umano, ponendo l’accento sulla nostra incapacità di utilizzare la memoria, sempre intrinsecamente imperfetta, per creare dei “ricordi futuri”. In quanto esseri umani, siamo animali unici nella nostra capacità di progettare e immaginare il futuro, ma il processo di pensiero lungimirante è fallibile e passabile di condizionamenti almeno quanto la nostra capacità di ricordare il passato.
Remembering The Future ci ricorda la necessità e l’ampiezza del rallentare, dell’osservare con calma. Contiene solamente due immagini di esseri umani, entrambe alquanto inquietanti; questi due punti interni alla narrazione disturbano il flusso visivo del libro, costringendoci a fermarci, tornare indietro forse, ripercorrere. Funzionano come un “momento alla Ed Ruscha”, ci interrogano su quanto il nostro pensiero sia effettivamente perfetto, come ci ostiniamo a credere. La natura della memoria umana non è infallibile né puntuale, risulta sempre soggettiva, interpretabile. Ogni fotografia del libro fornisce traccia dell’esistenza umana, alimentando l’immaginazione e fondendo le esperienze passate con i sogni futuri di ogni spettatore che scorre le pagine.
