Controversa e figura unica nel panorama internazionale contemporaneo, l’artista giapponese Yasumasa Morimura è in grado attraverso la fotografia di offrire inaspettate riletture di alcuni temi centrali dell’arte, in particolare della pratica pittorica, reinterpretando in prima persona opere di famosi pittori europei, da Velazquez a Goya, da Leonardo da Vinci a Rembrandt van Rijn. Il “vedere” e “l’essere visto”, la ridefinizione del genere sessuale e l’appartenenza a una delle sue tante declinazioni -così ambiguo specialmente nella nostra epoca, tant’è che la maggior parte dei soggetti di Morimura sono in origine donne-, trascinano con sé altre e ben più profonde riflessioni che vanno dalla religione alla politica, e significano la necessità di Morimura di evidenziare la differente percezione che l’io può avvertire di se stesso e la capacità dell’artista di sperimentare un ruolo che, in particolare con i nuovi lavori realizzati per la mostra a Venezia in occasione della Biennale, ha valore universale. Nonostante la manifesta predilezione per la “western art”, Morimura cerca comunque dei punti di incontro fra le due culture, orientale e occidentale, per provocare ma soprattutto per capire l’effetto che può suscitare nel pubblico vedere una Brigitte Bardot in sella a una motocicletta per le vie di Osaka, o una svolazzante Marilyn su una pedana collocata al centro di una sala dell’Università di Tokyo. L’ampia serie dedicata all’artista messicana Frida Khalo, dal titolo An Inner Dialogue with Frida Kahlo, riassume e dà conto in maniera esaustiva del percorso artistico di Morimura, e di quanto l’interesse per le sfaccettature della psiche determini la scelta di ogni dettaglio delle sue foto. Requiem for the XX Century è una galleria di personaggi chiave del secolo scorso: Che Guevara e Mao Tsedong si presentano con il volto stanco e segnato, Adolf Hitler/Charlie Chaplin pare scherzare ancor più con il mondo, Vladimir Lenin arringa una folla disillusa e annoiata, per finire con Yukio Mishima, vero alter ego di Morimura, capace di immolarsi nel nome dell’arte al grido Banzai, Banzai, Banzai, Long Live Art.