“Non siamo, eticamente parlando, obbligati a fermare la sua (violenza) ulteriore diffusione, a considerare il nostro ruolo di istigazione, a forgiare e coltivare un altro senso di una cultura politica globale culturalmente e religiosamente diversa? Judith Butler, da “Precarious Life”
Zanele Muholi (Umlazi, Sud Africa, 1972) descrive se stessa come un’attivista visuale: dai primi anni 2000 ha documentato e celebrato le vite delle comunità nere lesbiche, gay, trans, queer e intersessuali in Sud Africa.
Nella serie Somnyama Ngonyama (Acclamate la Leonessa Nera), Muholi rivolge l’obiettivo verso di sè e, riservandosi il diritto di occupare la scena esplora, attraverso se stessa, temi come razzismo, eurocentrismo, femminismo e politiche sessuali. 365 immagini che rappresentano un anno di vita di una donna lesbica nera in una città del Sud Africa, ancora oggi lacerato da conflitti di classe e politiche razziste.
Muholi, davanti all’obiettivo, prende su di sè tutte le ingiustizie subite dalla sua gente, incarnando uno spirito di rivoluzione, di denuncia e di propaganda. Somnyama Ngonyama vuole essere un lavoro che stimoli le coscienze e il pensiero critico; si rivela utilissimo per noi bianchi occidentali, che, dall’alto di secoli di eurocentrismo, ancora pensiamo che la nostra civiltà abbia qualcosa da insegnare a tutte le altre.
Se quello che desideriamo è giustizia sociale per tutte le persone che vivono su questo pianeta, un punto di partenza può essere la decolonizzazione dell’immagine e dell’immaginario, storicamente controllato e indirizzato da una visione occidentale, bianca, maschile ed eterossesuale. E’ da qui che parte Zanele Muholi, con il gesto incredibilmente rivoluzionario di occupare lo spazio con il suo corpo, inevitabilmente politico.
){kind=link}