Delle forme di fotografia, o progetti fotografici che esistono oggi, pochissime risalgono agli albori del mezzo. Il ritratto è uno di questi; fa appello a quel profondo desiderio di raccogliere compulsivamente, di organizzare e fare il punto della situazione, di attestare una sorta di ordine su un mondo che scivola costantemente nel passato oppure nel pieno disordine. Questa è la motivazione, forse un po’ “fredda”, ma indagare il genere del ritratto può anche essere un’occasione per cose molto più “calde”: empatia, condivisione, collaborazione, persino comunità. E tra il freddo e il caldo, ci sono il mistero, il dubbio e l’ambiguità che accompagnano ogni ritratto.
In che modo l’aspetto esteriore si collega alla vita interiore oppure al carattere? Cosa viene rivelato e cosa resta nascosto? Perché questa fotografia e non un’altra? Questa immagine o persona è tipica o atipica?
Lola Paprocka e Pani Paul hanno raccolto immagini di giovani che hanno invitato a farsi fotografare ai Palm Studios di East London negli ultimi cinque anni: amici, amici di amici, gente della moda, gente della musica, artisti, skateboarder. Una scena creativa, in tutta la sua energia emergente e fragile. L’ambiente è semplice e sobrio, così come le fotografie. Le pose, i gesti e le espressioni sono gentili e non forzate. La fotocamera sembra quasi accogliere e apprezzare piuttosto che studiare o oggettivare. In studio, le persone sono separate da un mondo esterno che le ha chiaramente plasmate – emotivamente, fisicamente e culturalmente.