Le fotografie di Tania Franco Klein catturano costantemente uno stato d’animo particolare, un luogo in cui l’emozione intensa si trasforma in esaurimento psicologico. Le sue immagini ci trascinano in un viaggio errante di spazi anonimi, dove donne solitarie sembrano combattere contro i propri demoni, le loro disperazioni e fughe mai completamente articolate. Il fascino delle loro vite è un po’ svanito e si è instaurato un postumi di ansia e alienazione.
Al centro della narrazione aperta della fotografa messicana, si trovano una serie di personaggi femminili vestiti con una varietà di parrucche, grandi occhiali e rossetti evidenti. Spesso persi in pensieri introspettivi, stanno in parcheggi vuoti, guardano vacui fuori dalle finestre, si rannicchiano su pavimenti in moquette e siedono accasciati sui letti di un motel, apparentemente ammutoliti dalle forze invisibili che li hanno logorati. Le scene messe in scena attingono liberamente dal film noir e dalle telenovelas messicane, ma i drammi che presentano sono molto più sottili e introspettivi.
Data l’ampia influenza di Cindy Sherman e delle sue immagini di archetipi femminili, è difficile per qualsiasi giovane fotografo che decida di usare se stessa (o altri modelli) per mettere in scena le scene trovare la propria voce distinta senza sembrare derivata. Fotografi contemporanei come Alex Prager e Anja Niemi hanno lavorato duramente per separarsi dall’ombra di Sherman, trovando i propri percorsi luminosi nella vita interiore dei loro personaggi femminili. In questo caso, Franco Klein ha adottato un approccio più indiretto con i suoi soggetti immaginari, concentrandosi meno sulla loro individualità sicura o sulla precarietà delle loro situazioni, e più sulla loro capacità di evocare stati complessi di vulnerabilità ed emozione.
