“Il giardino dei sentieri che si biforcano è un enorme indovinello, o parabola, il cui tema è il tempo: è questa causa recondita a vietare la menzione del suo nome. Omettere sempre una parola, ricorrere a metafore inette e a perifrasi evidenti, è forse il modo più enfatico di indicarla. È il modo tortuoso che preferì, in ciascun meandro del suo infaticabile romanza, l’obliquo Ts’ui Pen.” Jorge Luis Borges, Il giardino dei sentieri che si biforcano
Tarrah Kranjak, indigena del Perù rimasta orfana da bambina, è stata adottata da una famiglia operaia e cresciuta come gemella del suo fratello adottivo afroamericano. La precoce esperienza di differenza razziale ha posto le basi per la sua costante preoccupazione per l’appartenenza, l’orfanità, l’esilio ancestrale, le origini e il modo in cui questi costruiti s’iscrivano sul corpo e nell’archivio.
Ne El Jardin de Senderos Que Se Bifurcan, l’autrice non cerca di recuperare un’identità stabile e autentica precedente alle circostanze della sua nascita e della sua adozione, ma di costruire una storia psichica, di immaginare lignaggi, inventare madri e resuscitare antenati. Attraverso una combinazione di strategie di traduzione errata, proiezione e materiale d’archivio Tarrah Kranjak tenta di trovare – o forse sarebbe meglio dire creare – il suo posto all’interno delle più ampie narrazioni sociali, politiche e storiche del suo luogo di nascita: Lima, in Perù. È così che reclama, riscrive, specula e immagina una storia che fino ad ora sembrava perduta.