Terra Vermelha”, che significa “terra rossa”, si apre con visioni di un paradiso perduto. Le fotografie di Protti mostrano aree rurali trasformate dalla deforestazione, dove i conflitti per la terra sono comuni tra allevatori di bestiame, contadini senza terra e attivisti ambientali. Le immagini del libro si spingono fino alle aree urbane e alle baraccopoli, dove Protti ha avuto accesso in seguito a operazioni di polizia per documentare la crescente violenza, principalmente legata al traffico di droga. Altre fotografie mostrano la presa della religione evangelica sulla regione, l’impatto della pandemia COVID e la costruzione di nuovi centri abitati e di città di recente espansione come Altamira, famosa sia per la sua diga idroelettrica che per essere stata la capitale brasiliana degli omicidi nel 2017.
Il libro rifugge da un formato narrativo tradizionale per presentare una visione da incubo degli impatti delle crisi sociali e ambientali che si intersecano. Le immagini in bianco e nero di Protti, prive di didascalia, hanno spesso un senso di movimento e implicano eventi che si svolgono sia prima che dopo l’inquadratura. Molte immagini sono state scattate fugacemente di notte, conducendo lo spettatore alla cieca in giro per la regione.