Ballata del magnaccia (Tango Ballad)
da Bertold Brecht, L’opera da tre soldi
O giorni belli, che passammo là
A far l’amore in piena libertà
E quando a soldi si era un po’ nei guai
Tu mi dicevi: “Come, non lo sai?
Della camicia a meno si fa!”
E allora io diventavo un po’ cattiva
Ti rinfacciavo le porcate che facevi
E tu mi davi un cazzottone in bocca
E andavo a letto con la faccia blu
Eppure mai dimenticar potrò
Quel caro luogo dove ci si amò
The Ballad of Sexual Dependency è un diario che ho lasciato aperto affinchè le persone lo leggessero, è il modo in cui mantengo il controllo sulla mia vita. Mi permette di immortalare quasi ossessivamente ogni dettaglio.
– Nan Goldin
The Ballad of Sexual Dependency non nasce per diventare un libro. Per diversi anni è una sorta di performance: Goldin proietta le immagini, accompagnandole alla musica. Non a caso il titolo è ispirato a una canzone di Bertoldt Brecht. La selezione e la sequenza cambiano ogni volta. Pare che una delle prime occasioni sia stata nel 1978 in occasione del compleanno di Frank Zappa – solo nel 1986 Aperture ferma la sequenza in un libro. Sono istantanee della sua vita privata, intima: gli amici, gli eccessi, gli amori, la disperazione, la gioia, la dipendenza. Insieme a Nan Goldin partiamo da Boston e negli anni ‘70 ci trasferiamo a New York: il lavoro è costruito interamente su un punto di vista soggettivo.
Nel saggio introduttivo racconta della propria infanzia, della voglia di fuggire, del suicidio della sorella a cui era molto legata e a cui è dedicata la Ballad. Rievoca l’amore per Brian il ‘cattivo’, le violenze subite, la dipendenza dal suo corpo.
Eppure nella fotografia di Goldin non c’è spazio per la nostalgia. “Se ogni fotografia è una storia, allora l’accumulazione di queste immagini si avvicina all’esperienza della memoria. E’ una storia senza fine”.
Il lavoro di Nan Goldin ha ispirato e continua a ispirare moltissimi autori. Evidente è l’influenza che ha esercitato sull’immaginario del mondo vicino alla moda. Tra le eredi più convincenti, viene in mente il lavoro di Corinne Day, la fotografa che lanciò la carriera di Kate Moss…