“Più si conosce questa intricata interazione tra il terreno, l’altitudine, il tempo atmosferico e i tessuti vivi di piante e insetti (un’intricata interazione che ha i suoi momenti stupefacenti, come quando la Drosera e la Pinguicola mangiano gli insetti), più il mistero s’infittisce. La conoscenza non dipana il mistero”.
Nan Shepherd, The living mountain
Anna (Nan) Shepherd ha speso una vita intera in cerca della ‘natura essenziale’ dei monti Cairngorm, catena montuosa delle Highland scozzesi. Il saggio che ne deriva, The living mountain, ha lo spessore di una meditazione intorno alla magnificenza della montagna e alla relazione immaginaria con l’ambiente che ci circonda.
Sono dovuti passare trent’anni perché il libro di Shepherd, scritto durante la Seconda Guerra Mondiale, fosse finalmente pubblicato.
Awoiska van der Molen, nella sua omonima terza pubblicazione, prende le mosse dalle pagine di Shepherd per esplorare l’essenza dei remoti mondi naturali incontaminati.
Il libro è stato pubblicato in occasione di quella che sarebbe dovuta essere la prima del concerto “The Living Mountain” del compositore Thomas Larcher ad Amsterdam, posticipata a data da destinarsi a causa della pandemia. L’opera di Larcher è interamente ispirata alle fotografie che Van der Molen ha scattato sulle montagne del luogo natale del compositore, il Tirolo, in Austria.
The Living Mountain è un delicato incastro tra partiture musicali e immagini: gli enormi spazi bianchi lasciati sui pentagrammi di Larcher vengono riempiti dai neri intensi delle fotografie di van der Molen; gli appunti minuti scarabocchiati tra due note dal compositore trovano respiro nella lentezza che l’immagine analogica porta con sé e concede.
La perfetta combinazione tra musica e paesaggio racconta di un ambiente che può ammaliare, mostrandosi tanto bello da togliere il fiato, ma che è capace di farsi così aspro e duro da respingere l’uomo, restando inaccessibile.