The Locusts – Jesse Lenz (firmato)

‘Si è sempre iperconsapevoli del fatto che, al di là della cornice di ogni fotografia, le angoscianti cavallette del progresso e della profanazione sono là fuori da qualche parte, che si ammassano inesorabilmente nell’oscurità, oltre le fortezze di cartone e i campi’.
Brad Zellar

Il titolo è un sottotesto, con cui Jesse Lenz vuole mettere il lettore in uno stato d’animo quasi biblico, mitologico. Vuole fare in modo che il lettore senta il ronzio delle locuste come sottofondo allo scorrere delle pagine.
Secondo il libro dell’Esodo, le locuste furono una delle dieci piaghe che Dio inglese all’Egitto; sempre nella tradizione biblica, però, questi insetti sono anche il cibo dei profeti, il nutrimento dei santi duranti i periodi di pellegrinaggio o di esilio. La locusta è quindi simbolo di territori selvaggi, perdite, ansia e speranza, benedizione e peccato.
Quando lotti per trovare speranza e bellezza dove non è così ovvio che ci sia, intraprendi lo stesso viaggio che ha compiuto il genere umano dall’inizio della conoscenza. Il viaggio della ricerca della grazia nel relitto della vita.

Quando il fotografo ed editore Jesse Lenz si stabilì per la prima volta in una fattoria dell’Ohio rurale con la sua famiglia, fu costretto a ripensare le sue credenze di lunga data sul processo fotografico, sulla pratica, sull’arte. Dopo diversi anni costantemente in viaggio attraverso il Nord America, ha scoperto un diverso tipo di movimento e di cambiamento.
Mentre l’immaginazione dei suoi figli si scatena nei campi, cercando e trovando nuovi mondi accanto a piante, insetti e animali, gli occhi di Lenz, sotto la guida sempre attenta dei bambini, si aprivano a un modo tutto nuovo di vedere il mondo che lo circondava.
Rimanere in un luogo non richiede necessariamente di essere statici – cosa con cui molti di noi sono stati costretti a riconciliarsi quest’anno – e forse può rivelarci ciò che abbiamo da tempo dimenticato.

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