Rosalind Fox Solomon ha trascorso cinque mesi in Israele e in Cisgiordania nel periodo 2010-2011, lavorando a Gerusalemme, Tel Aviv, Nahariya, Betlemme e Jenin. Viaggiando in autobus locale insieme a pendolari, ha fotografato adolescenti ebrei a Purim, cristiani nella chiesa del Santo Sepolcro e pellegrini ghanesi sul Monte degli Ulivi. Le fotografie contengono numerose narrazioni intrecciate, alcune con particolare accusa politica, come la bara di Juliano Mer-Khamis, un attivista palestinese di doppia discendenza che ha istituito il Freedom Theatre, assassinato durante la visita sul territorio.
Le sue fotografie sono caratterizzate da un’acuta sensibilità alle vite condizionate da razza e religione, etnia e luogo. Attraverso una sequenza di immagini cacofoniche, Solomon articola il tumulto della sua esperienza nella regione, raccontando ‘Ho sentito la tensione. Lo stress …. Volevo esprimere il caos e la pressione che mi circondava ‘. La punteggiatura delle immagini sono frammenti di testo – conversazioni di fondo divertenti e spaventose, registrate nel diario di Solomon; i testi rivelano l’umanità di ogni persona fotografata, una finestra sulla vita condizionata dalla violenza e dall’incertezza.
