Quando Trent Parke si è trasferito a Sydney da una piccola città di campagna australiana, la sua prima impressione è stata l’enorme quantità di persone. Prendeva la sua macchina fotografica e usciva esplorando in ogni occasione, affascinato dalle interminabili processioni.
Nell’ora di punta, osservava gli operai della città muoversi in massa, tutti percorrendo il grande nastro trasportatore della vita. In uno stato di trance, percorrendo lo stesso percorso giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, anno dopo anno… timbrando il timbratura, il tutto sotto l’incantesimo della città. Parke starebbe sull’orlo dell’onda, all’esterno di un nuovo mondo, guardando dentro. Come se guardasse una specie appena scoperta.
“Di notte guardavo l’eclissi di falene, milioni di loro che girano costantemente intorno alle luci del Sydney Harbour Bridge. Contemporaneamente, sul mio balcone, attorno alla luce sopra la mia testa si svolgeva uno spettacolo in miniatura. Le falene inevitabilmente e senza resistenza furono attratte dalla loro fine definitiva. Spirali fuori controllo, come piccole astronavi intrappolate in un raggio traente. Attirati e accecati dalla brillante luce bianca, furono portati fuori da centinaia di uccelli che piombavano dentro per strapparli dall’aria… i ragni sedevano in attesa sulle loro ragnatele. Costruiti con coordinate precise sulla faccia delle luci, hanno catturato le minuscole creature sfortunate che sono scivolate attraverso. Se qualcuno riusciva miracolosamente a sopravvivere a quell’assalto, continuava, spinto verso la fiamma, inebriato da quei globi luminosi ardenti. Poi improvvisamente una carica elettrica nell’aria immobile. Un piccolo sbuffo di fumo. Andato. Disintegrazione istantanea di una forma di vita. Un altro blip nell’universo. Un’altra piccola astronave che si scontra con il sole cocente. – Trento Parke