Nei primi anni ottanta il fotografo Marc Asnin, nato a Brooklyn, ha iniziato a fotografare Charles Henschke, suo zio e padrino, per un compito alla scuola d’arte.
La serie di fotografie in bianco e nero di Asnin offre uno sguardo intimo sulla vita di Charlie, e racconta l’evoluzione della percezione del fotografo nel corso di tre decenni, dall’ammirazione infantile per lo zio esperto della strada e armato di pistola alla realtà di un uomo anziano tormentato dalla malattia mentale, dalla dipendenza e da relazioni complicate.
Attraverso le sue più di 400 pagine, Uncle Charlie porta lo spettatore in un viaggio che è epico e intimo; parole e immagini si combinano non solo per raccontare una storia, ma per restituire un senso reale dei sentimenti e dei desideri spesso contrastanti che quella storia la guidano.
“Nessuno lascia mai casa”, scrive Charlie verso la fine della sua testimonianza, “e nessuno torna mai a casa”. Questa è una storia di esilio, quindi, in cui le immagini aggiungono pregnanza e potenza alle parole, ai ricordi, alla parabola della vita di un emarginato.