Vitreous China nasce dal dialogo tra le immagini di Ron Jude, scattate nelle vicinanze di stabilimenti di industrie leggere sparsi nel Midwest americano, e i brevi racconti di Mike Slack, apparentemente autobiografici, limpidi e al contempo frammentati, che appaiono e scompaiono all’interno della sequenza come ricordi trasparenti che emergono all’improvviso per riaffondare poco dopo nell’oblio.
I “non-luoghi” fotografati da Jude fanno riferimento, nell’immaginario dell’artista, alle scene che suo nonno avrebbe potuto avere davanti agli occhi nella vita trascorsa da operaio in vari impianti per la produzione di porcellana vetrosa. Le fotografie, grazie ai vuoti narrativi che le caratterizzano, in unione con i frammenti di testo, divengono quindi una sorta di poetico trampolino di lancio per l’immaginazione, sottolineando i limiti di entrambi i linguaggi e testimoniando le intangibili complessità dei ricordi, della narrazione e del tentativo di ricostruire un passato fumoso.