Nel 2011, Antoine d’Agata si trova in Cambogia per esplorare e documentare, spingendosi sempre più in là, lo spazio tra la fotografia e la propria esperienza.
Nello spazio angusto di una stanza senza finestre, con pareti di legno dipinte di rosso, passa del tempo con L, una prostituta dipendente dal crack che morirà poco dopo; fino alla fine, la ragazza utilizza il piacere come mezzo per imporre la propria esistenza a un mondo che le nega ogni altro diritto.
Nei circoli malvagi della violenza sociale, dove il desiderio non può essere separato dal dolore, dall’alienazione e dalla rabbia, il fotografo spinge ulteriormente la sua pratica radicale di confronto con il mondo, sondando e mettendo in discussione ogni forma di postulato morale. Non più semplice osservatore, egli reinventa la propria posizione, divenendo protagonista delle scene di fronte all’obiettivo.
YAMA è un diario autobiografico che documenta la dipendenza dal desiderio, una sociologia caotica e distorta delle strategie di sopravvivenza, un manifesto insensato ma essenziale dell’eccesso e del crimine.
Edizione di sole 500 copie, numerate e firmate dall’autore